Il 14 novembre si celebra la Giornata mondiale del diabete istituita nel 1991 dall'International Diabetes Federation (IDF) e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). L'obiettivo della Giornata è sensibilizzare e informare l'opinione pubblica sul diabete, una malattia grave e diffusa la cui prevalenza, secondo l'OMS, è in continuo aumento.
Nel 2014 era stimata pari al 8,5% della popolazione a livello mondiale, a fronte del 4,7% del 1980. Secondo tali stime, nel mondo si contavano circa 422 milioni di persone affette da diabete mellito, 64 milioni all’interno della Regione europea dell'OMS (Global report on diabetes, OMS 2016).
In Italia, in base ai dati ISTAT, nel 2016 si è stimata una prevalenza del diabete noto pari al 5,3% (5,4% negli uomini, 5,2% nelle donne) pari a oltre 3 milioni di persone, con un trend in leggero calo negli ultimi anni, dopo un decennio di crescita costante. La prevalenza aumenta al crescere dell'età fino a un valore di circa il 20% nelle persone con età uguale o superiore a 75 anni.
La prevalenza è mediamente più bassa nelle regioni del nord (4,7 e 4,5%) rispetto a quelle del centro (5,7%), del sud (6,1%) e delle isole (5,8%).

Diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2

Si distinguono un diabete mellito di tipo 1 (detto anche diabete immuno-mediato, circa il 10% dei casi) e un diabete mellito di tipo 2 (detto anche diabete non immuno-mediato o dell'adulto, circa il 90% dei casi).
Si tratta fondamentalmente di due malattie distinte, in quanto i due tipi di diabete si differenziano per:

  • eziopatogenesi: distruzione autoimmune delle cellule beta del pancreas nel tipo 1, ridotta sensibilità all’insulina e insulino-resistenza periferica nel tipo 2
  • età di insorgenza: bambini-adolescenti nel tipo 1, adulti nel tipo 2
  • sintomatologia di esordio: acuta nel tipo 1, più sfumata e graduale nel tipo 2
  • strategie terapeutiche: insulina dall’esordio nel tipo 1, correzione degli stili di vita e farmaci ipoglicemizzanti nel tipo 2
  • possibilità di prevenzione primaria: il tipo 1 non è prevenibile, il tipo 2 si può prevenire.

L'insorgenza del diabete di tipo 2, infatti, come per altre patologie croniche (malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie croniche), è correlata alla presenza, oltre che di fattori ereditari, anche di fattori di rischio quali: l’obesità e il sovrappeso, la sedentarietà, lo scarso consumo di frutta e verdura, l’abuso di alcol, il fumo di tabacco e le diseguaglianze socio-economiche che, unitamente a ipercolesterolemia e ipertensione arteriosa, sono responsabili del 60% della perdita di anni di vita in buona salute in Europa e in Italia.

Pertanto, mentre il diabete di tipo 2 è in parte prevenibile modificando gli stili di vita delle persone a rischio, particolarmente per quel che riguarda la nutrizione e l’attività fisica, il diabete di tipo 1 non può essere prevenuto, in quanto sono ancora poco chiari i fattori di rischio che interagiscono con la predisposizione genetica scatenando la reazione autoimmunitaria.

Consulta l'infografica 5 cose da sapere sul diabete mellito.

Per approfondire:

 

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Data di pubblicazione: 14 novembre 2018, ultimo aggiornamento 14 novembre 2018

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