immagine della locandina della giornata mondiale senza tabacco

"Combattere il fumo, attivo e passivo è il primo passo della prevenzione, unica arma infallibile contro le malattie croniche".
Lo ha detto il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in occasione della Giornata mondiale senza tabacco, promossa dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). L’abitudine al fumo di tabacco incide negativamente sulla salute aumentando il rischio di malattie respiratorie, cardiovascolari e oncologiche, oltre a generare un effetto negativo sul sistema riproduttivo riducendo la fertilità nell’uomo e nella donna.

Per l'OMS il fumo rappresenta una vera e propria minaccia per lo sviluppo delle nazioni in tutto il mondo. E proprio attraverso lo slogan di quest'anno "Il tabacco è una minaccia per lo sviluppo", l'OMS chiede ai Governi di attuare misure forti di controllo, che riguardino anche il divieto marketing e di pubblicità del tabacco, il divieto di fumo nei luoghi di lavoro e nei luoghi pubblici.

In Italia già dal 2003 è in vigore il divieto di fumo nei locali chiusi, eccetto quelli privati non aperti al pubblico e quelli riservati ai fumatori, i cui impianti per la ventilazione ed il ricambio di aria rispondano a determinate caratteristiche tecniche (Legge 16 gennaio 2003, n. 3 art. 51).

Il 2016 ha inoltre segnato un momento importante per la lotta al tabagismo con l'emanazione del Decreto Lgs. n. 6 del 12 gennaio 2016 che recepisce la Direttiva europea 2014/40/UE sul ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri relative alla lavorazione, alla presentazione e alla vendita dei prodotti del tabacco e dei prodotti correlati. Il divieto impone fra l'altro l' introduzione sulle confezioni di sigarette, tabacco da arrotolare e tabacco per pipa ad acqua delle “avvertenze combinate” relative alla salute e il divieto di fumo in autoveicoli in presenza di donne in gravidanza e bambini.

Rapporto OSSFAD

In occasione della Giornata Mondiale senza tabacco lOSSFAD - Osservatorio Fumo, Alcol e Droga del Centro Nazionale Dipendenza e Doping dell’Istituto superiore di sanità (ISS) ha presentato i dati sul fumo. I dati ci dicono che mai in Italia c’è stata una differenza così bassa tra uomini e donne che fumano. In alcune fasce d’età, anzi, le donne fumano più dei maschi, soprattutto nel Nord del Paese, nella fascia d’età in cui si accende la prima sigaretta (15-24) e nella fascia in cui si smette (45-64). “Oggi nel nostro Paese fumano quasi 6 milioni di donne, circa un milione in più rispetto allo scorso anno - afferma Walter Ricciardi, Presidente dell’ISS.

D’altra parte invece sono stati pochi coloro che in presenza di minori hanno fumato in auto, un divieto sul quale è stato d’accordo anche l’86% dei fumatori. L’avvicinamento delle donne fumatrici alle percentuali registrate tra gli uomini ci dice, però, che dobbiamo ancora continuare a contrastare il fumo e a insistere in questa direzione”. L’indagine dell’ISS ha confermato, inoltre, che i divieti legislativi, a partire dalla legge sul fumo fino ai più recenti divieti hanno avuto un impatto significativo non solo sul consumo ma anche più in generale culturale. Soltanto il 3,8% dei non fumatori, per esempio, ha dichiarato di aver viaggiato in auto con un fumatore che ha fumato nell’abitacolo in presenza di bambini o donne in gravidanza e soltanto un italiano su 10 consente ai propri ospiti fumatori di accendersi una sigaretta in casa.   

“La legge del 2003 è stata una delle più importanti leggi di sanità pubblica - dice Roberta Pacifici, direttore dell’OSSFAD - nata per difendere dal fumo passivo, ha avuto il grande merito di educare al rispetto degli spazi comuni come dimostrano i dati relativi al comportamento dei padroni di casa rispetto ad eventuali ospiti fumatori. Nel 2006, infatti, il 43,1% degli intervistati dichiarava di consentire ai propri ospiti di fumare in casa, oggi nel 2017 solo il 12,4% lo consente”.

Anche i dati Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), derivati dal sistema di sorveglianza di popolazione condotta dalle ASL e coordinata dall’ISS, sottolineano questo dato e riferiscono che in Italia 9 persone su 10 dichiarano che il divieto di fumo nei locali pubblici e nei luoghi di lavoro è sempre o quasi sempre rispettato, anche se esistono differenze regionali che indicano un Nord più virtuoso.

A dimostrazione che l’educazione ai corretti stili di vita e la comunicazione sono strumenti centrali nel costruire la consapevolezza sul rischio per la salute sono i dati che riguardano l’impatto delle immagini shock sui fumatori. Pittogrammi, messaggi forti sul rischio, Numero Verde: le avvertenze riportate sui pacchetti, secondo la direttiva europea del 2014, non sono risultate indifferenti ai tabagisti.
L’indagine dell’ISS rivela, infatti, che l’83% dei fumatori ha pensato, almeno qualche volta, guardando le immagini shock, ai rischi legati alla salute. Il 60% ha dichiarato che è aumentato il desiderio di smettere e il 36% ha rinunciato ad accendersi una sigaretta. Un fumatore su cinque, inoltre, usa stratagemmi per coprire le immagini shock, 1 su 3 ha notato il Numero Verde 800 554 088. “Da quando - aggiunge Pacifici - il Numero Verde compare su tutti i pacchetti di sigarette, le telefonate al nostro servizio si sono quintuplicate”.

Un capitolo a parte è dedicato al consumo della sigaretta elettronica. “Gli svapatori in Italia sono 1,3 milioni - dice Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri" - ma si tratta soprattutto di consumatori duali, cioè fumatori che usano contemporaneamente e-cig e sigarette tradizionali. Soltanto un fumatore su 10, infatti, ha smesso di fumare. Non abbiamo dati sufficienti per affermare che la sigaretta elettronica può essere un valido ausilio per smettere di fumare”.

Sintesi del rapporto

Il consumo

Sono 11,7 milioni i fumatori in Italia e rappresentano il 22,3% della popolazione (22,0% nel 2016). Diminuiscono gli uomini tabagisti: 6 milioni rispetto ai 6,9 milioni del 2016 e ma aumentano le donne che da 4,6 milioni del 2016 salgono a 5,7 milioni. Si tratta della differenza minima mai riscontrata tra percentuale di fumatori (23,9%) e percentuale di fumatrici (20,8%). Gli ex fumatori sono invece il 12,6% e i non fumatori il 65,1%. Si fuma di più tra i 25 e i 44 anni (il 28%) invece nella fascia d’età più giovane, tra i 15 e i 24 anni, fuma il 16,2%.

Si fumano in media 13,6 sigarette al giorno con un picco di 14,1 sigarette sul target 45-64 anni. La maglia nera rispetto all’area geografica spetta al Centro dove i fumatori di sesso maschile sono il 26%, al Sud e nelle Isole sono il 25,2% e al Nord il 22,0% ma sono proprio le regioni settentrionali ad avere la maggiore percentuale di fumatrici (24,6%) rispetto a quella dei fumatori (22%).

Si fumano principalmente sigarette confezionate (94,3%) sebbene continui costantemente a crescere il consumo prevalente di sigarette fatte a mano (9,6%), significativamente più diffuso tra i giovani e preferito dagli i uomini (16,6%) rispetto alle donne (12,8). L’età in cui si accende la prima bionda è di 17,6 anni per i ragazzi e 18,8 per le ragazze. Il 12,2% dei fumatori ha iniziato a fumare prima dei 15 anni.

La sigaretta elettronica

La maggior parte (83,4%) degli utilizzatori è rappresentata da fumatori, quindi da consumatori duali che fumano le sigarette tradizionali e contemporaneamente l’e-cig, in particolare quelle contenenti nicotina.
Chi ha usato la sigaretta elettronica dichiara di aver diminuito il consumo di sigarette tradizionali leggermente (il 13,8%) o drasticamente (l’11,9%), mentre il 34,9% non ha cambiato abitudine tabagica, il 10,4 ha iniziato a fumare e l’11,7% ha ripreso il consumo delle sigarette tradizionali.
Soltanto nel 14,4% dei casi l’e-cig ha portato a smettere definitivamente. In totale gli utilizzatori (abituali e occasionali) sono circa 1,3 milioni, in lieve calo rispetto allo scorso anno. Il 64% dei consumatori di e-cig utilizza quelle contenenti nicotina. Le ricariche sono acquistate nei negozi specializzati (54,7%) o dal tabaccaio (37,3%).

Fumo passivo

Secondo l’indagine dell’ISS quasi il 90% degli italiani e l’86% dei fumatori, è d’accordo con il divieto di fumare in macchina in presenza di minori e donne in gravidanza. Soltanto il 5,3% dei fumatori ha dichiarato di aver fumato in auto con bambini o donne incinte. La legge del 2003 ha di certo modificato il comportamento dei fumatori e dei padroni di casa nei confronti di chi si accende una sigaretta. Mentre nel 2006, infatti, il 43,1% degli intervistati dichiarava di consentire ai propri ospiti di fumare in casa, nel 2017 soltanto il 12,4 lo consente. Inoltre il 10% dei non fumatori dichiara di essere stato esposto al fumo passivo in auto.

Telefono Verde Fumo 800 554 088

Da quando il Numero Verde Fumo dell’ISS è stato inserito su tutti i pacchetti di sigarette (precedentemente compariva a rotazione con altri 13 messaggi) il servizio telefonico ha visto un incremento esponenziale del numero di chiamate. Da agosto 2016 (momento in cui i pacchetti di sigarette con le nuove avvertenze sono arrivati sul mercato) a dicembre dello stesso anno, sono giunte al telefono verde 5.041 chiamate, numero nettamente superiore rispetto alle 1.326 dello stesso periodo del 2015. Nel 2016 le chiamate complessive sono state 7.767. L’utente che chiama il servizio telefonico dell’ISS è nel 64,6% dei casi maschio, (35,4% le donne), fumatore (96,2%) appartenente alla fascia d’età 46-65 e dichiara di aver visto il Numero Verde Fumo sul pacchetto di sigarette (98,5% dei casi).

Fonte: Istituto Superiore di Sanità

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Data di pubblicazione: 31 maggio 2017, ultimo aggiornamento 31 maggio 2017