Ragazzo ubriaco

Confermato nel nostro Paese il consolidamento di nuovi comportamenti di consumo alcolico, sempre più vicini alle culture del bere prevalenti nei Paesi del Nord Europa.

Sempre meno diffuso il modello di consumo mediterraneo, basato sull'assunzione quotidiana e moderata di vino, tipico della nostra tradizione, che resiste nella popolazione anziana ma viene progressivamente abbandonato dalle persone più giovani, a favore di un consumo occasionale e al di fuori dei pasti.

Tuttavia, nonostante i cambiamenti emergenti, i valori di alcuni importanti indicatori di rischio pongono l’Italia in una posizione migliore rispetto a molti Paesi europei, anche di ambito mediterraneo.

Tra i Paesi dell’Unione Europea l’Italia occupa il posto più basso nella graduatoria relativa al consumo annuo pro capite di alcol puro, cioè di alcol consumato tramite tutti i tipi di bevande alcoliche, che, considerato nella popolazione di età superiore ai 15 anni, è secondo l’OMS il miglior indicatore del consumo complessivo di alcol di una popolazione: tale parametro nel 2009 ha raggiunto i 6,94 litri, valore che si presenta in costante calo - molto maggiore di quello registrato dalla media dei Paesi dell’Unione Europea - e consentirà presumibilmente all’Italia di raggiungere il livello di consumo raccomandato dall’OMS per l’anno 2015 (6 litri l’anno per la popolazione al di sopra dei 15 anni e 0 litri per quella di età inferiore).

Continua a diminuire nel nostro Paese, con un andamento più rapido e consistente rispetto alla media dei Paesi europei, anche il tasso nazionale di mortalità per cirrosi epatica, uno dei più importanti indicatori di danno alcol correlato, che nel 2010 è pari a 8,09 per 100.000 abitanti; questo valore è molto inferiore a quello rilevato nello stesso anno sia per la media dei 27 Paesi dell’Unione Europea (13,01 per 100.000) che per la media dei Paesi di tutta la Regione Europea (17,34 per 100.000).

Anche la percentuale di mortalità alcol correlata rispetto alla mortalità totale, secondo studi realizzati in ambito OMS, presenta in Italia un valore tra i più bassi di tutta la Regione europea, con valori molto inferiori alla stessa media dei Paesi dell’UE, soprattutto tra i maschi.

I dati attualmente disponibili sui fenomeni alcol correlati fanno emergere negli ultimi anni qualche tendenza positiva, che sembra confermare la validità delle politiche di contrasto attivate a livello nazionale e regionale e incoraggia, in linea con gli orientamenti della legge 125/2001, un loro ulteriore rafforzamento.

Continua tra il 2011 e il 2012 il trend discendente, in atto dal 2010, dei consumatori a rischio, che passano dal 15,2% al 13,8% nella popolazione di oltre 11 anni, con un calo che riguarda sia i consumatori giornalieri non moderati che i consumatori binge drinking.

Tra il 2011 e il 2012 l’ISTAT rileva inoltre una diminuzione dei consumi fuori pasto nella popolazione di oltre 11 anni, diminuzione che, sia pure lieve (-1,2%), rappresenta una discontinuità nel trend in continua crescita di questi consumi nell’ultimo decennio.

Nella popolazione di oltre 65 anni si conferma la tendenza al calo dei consumi giornalieri non moderati, passati tra il 2003 e il 2012 dal 49,8% al 39,7% tra i maschi e dal 13% al 9,5% tra le femmine.

Tra i giovani di 14-17 anni i consumi fuori pasto, caratterizzati da tempo e fino al 2011 da un trend tendenzialmente in crescita, tra il 2011 e il 2012 registrano una riduzione dei valori, prossimi a quelli registrati all’inizio del decennio (15,1% ).”

Fra i giovani studenti di 15-19 anni monitorati dall’indagine ESPAD sembra consolidarsi il contenimento di comportamenti a rischio quali le ubriacature e il binge drinking, che nel 2012 presentano prevalenze sostanzialmente stabili o in lieve calo rispetto a quelle all’anno precedente.

Tra gli stessi giovani studenti si conferma inoltre chiaramente il trend in diminuzione degli atteggiamenti favorevoli ad alcuni comportamenti a rischio, quali l’ubriacarsi una volta a settimana o il consumo quotidiano eccedentario.

Le indagini europee rilevano inoltre che i nostri giovani sono, in rapporto ai loro coetanei europei, fra quelli che percepiscono maggiormente (oltre la media europea) il rischio del bere regolare e sono al primo posto per la percezione del rischio del bere occasionale.

Il tasso di mortalità per cirrosi epatica continua a presentarsi in costante diminuzione, così come il tasso nazionale di ospedalizzazione per diagnosi totalmente alcol attribuibili, soprattutto nelle fasce di età 15-35 anni, con un riscontro anche a livello regionale sebbene con andamenti diversi nelle singole Regioni.

Si conferma, secondo i dati del sistema di sorveglianza PASSI, il trend in calo delle persone che guidano l’auto o la moto dopo aver bevuto, che nel 2012 risultano essere l’8,9% degli intervistati contro l’11,8% del 2008.

Il Rapporto ACI-CENSIS 2012 rileva che il 42,8% degli automobilisti intervistati dimostra di conoscere i limiti legali di alcolemia, mentre solo il 17,3% indica limiti errati; i giovani di 18 - 29 anni inoltre risultano i più informati e tra essi il 54,4% è in grado di indicare correttamente i limiti legali.

Leggi la Relazione al Parlamento alcol 2013.

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Data di pubblicazione: 10 marzo 2014, ultimo aggiornamento 10 marzo 2014