La malattia da virus Ebola (Ebola virus disease - EVD), precedentemente nota come febbre emorragica Ebola, è una malattia grave, spesso fatale nell'uomo. E' causata da un virus ad RNA appartenente alla famiglia dei Filoviridae (filovirus). A questa famiglia appartengono anche il genere Marburgvirus e il genere Cuevavirus.
Sono state identificate cinque diverse specie del virus: Zaire, Bundibugyo, Sudan, Reston e Taï Forest, ciascuno con una diversa diffusione geografica.
Le specie Budibugyo, Zaire e Sudan sono state associate con le grandi epidemie occorse in Africa. Il virus che ha causato l’epidemia in Africa occidentale nel 2014-2016 appartiene alla specie Zaire. La specie Reston, invece, isolata per la prima volta a Reston, in Virginia (Usa), in macachi provenienti dalle Filippine, è responsabile di malattia nei primati, mentre nell’uomo provoca una forma asintomatica.
L'origine del virus non è nota, ma i pipistrelli della frutta (Pteropodidae), sulla base delle evidenze disponibili, sono considerati i probabili ospiti naturali del virus Ebola. Il virus presenta analogie morfologiche con l’agente della malattia da virus Marburg, ma caratteristiche antigeniche differenti.
Il nome “Ebola” deriva da un fiume della Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), presso il quale nel 1976 si verificò uno dei primi due focolai epidemici. L’altro, si sviluppò praticamente in simultanea nel Sudan.
L’epidemia che ha colpito l’Africa occidentale nel 2014-2016 è la più grande e complessa che si sia mai verificata da quando il virus è stato scoperto nel 1976. Questa epidemia ha provocato più casi e decessi che tutte le altre messe insieme. Inoltre si è propagata da un paese all’altro, iniziando in Guinea e diffondendosi attraverso le frontiere in Sierra Leone e Liberia.
Una cura precoce di supporto con reidratazione e terapia sintomatica migliora la sopravvivenza. Allo stato attuale non esiste una terapia in grado di neutralizzare il virus; sono in fase di studio l’uso di sangue intero e sieri provenienti da soggetti convalescenti e terapie farmacologiche
Non esistono vaccini autorizzati per EVD; sono in fase di sperimentazione due vaccini, ma nessuno è disponibile al momento.
Si ritiene che I pipistrelli della frutta appartenenti alla famiglia Pteropodidae rappresentino gli ospiti naturali del virus Ebola. Il virus può essere trasmesso agli esseri umani attraverso il contatto con il sangue, le secrezioni, gli organi, od altri fluidi corporei provenienti dagli animali infetti, quali scimpanzé, gorilla, pipistrelli della frutta, scimmie, alcune antilopi e i porcospini ritrovati morti o malati, oppure nelle foreste pluviali.
Il virus Ebola si diffonde poi da persona a persona attraverso:
Non vi sono evidenze di trasmissione del virus per via aerea.
La probabilità di trasmissione del virus cambia nel corso della malattia con l‟evolversi delle manifestazioni cliniche.
All‟inizio, quando è presente solo febbre in assenza di vomito o diarrea o di manifestazioni emorragiche, il rischio di trasmissione è basso; nelle fasi tardive, quando compaiono manifestazioni emorragiche, il rischio è significativamente più elevato e rimane molto alto anche dopo la morte. Per questo motivo, le precauzioni di isolamento raccomandate sono incrementate in relazione alla fase del percorso assistenziale, in ragione della valutazione del rischio (cioè probabilità che il paziente sia stato effettivamente esposto ad un malato di Ebola, stadio e decorso clinico della malattia).
Gli operatori sanitari sono i più esposti al virus durante la cura dei pazienti con Ebola. Questo accade perché, in particolare nelle prime fasi di un epidemia, non indossano dispositivi di protezione individuale (ad esempio i guanti) quando assistono i pazienti. Gli operatori sanitari di tutti i livelli del sistema sanitario - ospedali, cliniche e centri sanitari - delle aree a rischio devono essere informati, prima possibile, sulla natura della malattia, sulle modalità di trasmissione e seguire rigorosamente le precauzioni raccomandate per prevenire l'infezione.
Le persone sono contagiose fino a quando il sangue e le secrezioni contengono il virus. Per questo motivo, per evitare di infettare chiunque altro nella comunità, i pazienti infetti devono essere attentamente monitorati dai medici e sottoposti a test di laboratorio, per garantire che il virus non sia più in circolo, prima del loro ritorno a casa. Gli uomini, guariti dalla malattia, possono ancora trasmettere il virus a partner attraverso lo sperma, per un massimo di sette settimane dopo la guarigione. Per questo motivo è importante evitare rapporti sessuali per almeno sette settimane dopo la guarigione oppure indossare il preservativo nei rapporti sessuali durante le sette settimane dopo la guarigione.
La sintomatologia causata dalla malattia da virus Ebola è caratterizzata da comparsa improvvisa di:
Questi primi sintomi possono essere seguiti da vomito, diarrea, esantema cutaneo diffuso, insufficienza renale ed epatica, infezione congiuntivale, singhiozzo, tosse, dolore al petto, difficoltà respiratorie o di deglutizione.
I fenomeni emorragici, sia cutanei che viscerali, possono comparire in genere al 6°-7° giorno, soprattutto a carico del tratto gastrointestinale (ematemesi e melena) e dei polmoni. Si accompagnano a petecchie, epistassi, ematuria, emorragie sottocongiuntivali e gengivali, meno-metrorragie.
L'infezione da malattia da virus Ebola può essere confermata solo attraverso test virologici.
La letalità è compresa tra il 50 e il 90%, nell'epidemia in corso è di poco superiore al 50%.
Il periodo di incubazione è mediamente di 8-10 giorni con un range di 2-21 giorni.
Durante il periodo di incubazione le persone non sono considerate a rischio di trasmettere l'infezione.
Il paziente diventa contagioso tramite secrezioni quando comincia a manifestare sintomi e si mantiene contagioso fino a quando il virus è rilevabile nel sangue.
Per questo motivo, per evitare di infettare chiunque altro nella comunità, i pazienti infetti devono essere attentamente monitorati e sottoposti a test virologici prima della dimissione, per garantire che il virus non sia più rilevabile in circolo.
L'eliminazione del virus tramite allattamento e per via sessuale può proseguire anche dopo la guarigione clinica. In particolare, la permanenza del virus nello sperma può verificarsi fino a 7 settimane dopo la guarigione e, in casi eccezionali, anche oltre (fino a 12 settimane).
Al momento non è possibile identificate i pazienti infetti durante il periodo di incubazione (ovvero prima dell'inizio dei sintomi), neanche con i test molecolari.
Attualmente è stato confermato che il virus Ebola persiste nelle persone sopravvissute all’infezione in alcuni siti, quali testicoli, interno dell’occhio e sistema nervoso centrale. Nelle donne che hanno contratto l’infezione durante la gravidanza, il virus persiste nella placenta, nel liquido amniotico e nel feto. Nelle donne che hanno contratto l’infezione durante l’allattamento, il virus può persistere nel latte materno.
È stato dimostrato che il virus può persistere per oltre 9 mesi e, in alcuni casi, anche se molto rari, può causare ricadute.
L’infezione da malattia da virus Ebola può essere confermata solo attraverso test di laboratorio.
La diagnosi clinica, infatti, è difficile nei primissimi giorni, a causa dell’aspecificità dei sintomi iniziali. Può essere facilitata dal contesto in cui si verifica il caso (area geografica di insorgenza o di contagio) e dal carattere epidemico della malattia. Anche in caso di semplice sospetto, è opportuno l’isolamento del paziente e la notifica alle autorità sanitarie. Gli esami emato-chimici di laboratorio mostrano un'iniziale linfopenia (diminuzione dei linfociti), a cui si aggiungono neutrofilia (aumento dei neutrofili) e piastrinopenia (diminuzione delle piastrine) grave. Si può osservare un aumento degli enzimi epatici.
Non esistono test commerciali disponibili per la diagnosi.
Nei primi giorni la conferma del caso si ottiene con l’isolamento del virus (la viremia persiste per 2-3 settimane) attraverso l’inoculazione in colture cellulari di un campione di sangue. Accanto al prelievo di sangue, che comporta un rischio biologico elevato per l’operatore, l’esame può essere condotto anche su altri liquidi corporei (saliva e urine), con invasività minore e probabilità inferiore di esposizione al contagio.
Gli antigeni e il genoma virale si possono identificare con metodi immunoenzimatici (Elisa) e attraverso la polymerase chain reaction (Pcr). In particolare, la real time Pcr (RT-Pcr) è un esame rapido particolarmente utile per la gestione dei casi sospetti in corso di episodi epidemici.
In una fase più tardiva, è possibile effettuare una diagnosi sierologica per la ricerca degli anticorpi IgM o IgG, con metodo immunoenzimatico o di immunofluorescenza indiretta, quest’ultimo meno sensibile. Si tratta di indagini utili più che per la diagnosi di infezione o il monitoraggio dei contatti, per le successive indagini epidemiologiche atte alla rilevazione di infezioni asintomatiche e per gli studi di sieroprevalenza. Talvolta può essere necessaria la diagnosi post mortem che prevede l’identificazione degli antigeni virali su biopsia cutanea.
La diagnosi differenziale si pone sia con altre febbri emorragiche, come la febbre di Lassa e la febbre di Marburg, sia con altre patologie infettive con manifestazioni emorragiche come malaria, febbre tifoide, peste, borelliosi, melioidosi, tripanosmiasi africana, sepsi meningococcica e alcune infezioni trasmesse da artropodi. La diagnosi è affidata a laboratori di riferimento idonei, che devono garantire la manipolazione di agenti infettivi di classe 4 in specifiche aree con livello di biosicurezza 4 (BSL 4).
Attualmente non esiste un vaccino autorizzato per la malattia da virus Ebola. Diversi vaccini sono in fase di sperimentazione, ma nessuno è disponibile per uso clinico in questo momento.
In generale, è necessario un buon controllo dell’epidemia, basato sull'applicazione di un pacchetto di interventi: la gestione del caso, la sorveglianza e la ricerca di contatti, un buon servizio di laboratorio, sepolture sicure e mobilitazione sociale. Il coinvolgimento della comunità è la chiave per controllare i focolai con successo.
Il rischio di infezione per i turisti, i viaggiatori in genere e i residenti nelle zone colpite è considerato basso se si seguono, oltre alle comuni norme igienico-sanitarie, alcune precauzioni elementari.
Viaggiatori diretti nei Paesi affetti da Malattia da virus Ebola
Viaggiatori provenienti dai Paesi affetti da Malattia da virus Ebola
Contattate il vostro medico di fiducia riferendo del vostro recente viaggio in Africa occidentale se nei 21 giorni che seguono il vostro ritorno si dovessero presentare sintomi quali:
Scarica opuscoli e locandine per i viaggiatori internazionali.
Vedi anche www.viaggiaresicuri.it
Per approfondire
I pazienti gravemente malati necessitano di terapia intensiva, sono spesso disidratati e hanno bisogno di liquidi per via endovenosa o di reidratazione orale con soluzioni contenenti elettroliti. Attualmente non esiste un trattamento specifico per curare la malattia. E' in corso la sperimentazione di farmaci.
Alcuni pazienti con terapie mediche appropriate guariscono.
Per aiutare a controllare l'ulteriore diffusione del virus, i casi sospetti o confermati devono essere isolati dagli altri pazienti e trattati da operatori sanitari che attuino rigorose precauzioni per il controllo delle infezioni.
Il protocollo per la gestione dei casi (sospetti, probabili e confermati) di malattia da virus ebola prevede il trasferimento in modalità protetta presso uno dei Centri Nazionali di Riferimento per la gestione clinica del paziente.
In Italia sono 2 i centri di riferimento:
Le modalità di trasferimento sono valutate di volta in volta, in stretto coordinamento tra regioni, enti locali e Ministero della salute. La destinazione di casi confermati verso altre strutture ospedaliere potrà avvenire, secondo le modalità indicate dal Ministero della Salute, solo a seguito di saturazione delle disponibilità presso i Centri clinici nazionali di riferimento o per specifiche e particolari motivazioni determinate dalla situazione epidemiologica della malattia.
Data di pubblicazione: 12 settembre 2014 , ultimo aggiornamento 22 marzo 2021