Il melanoma cutaneo è un tumore maligno che origina dalle cellule che producono la melanina, dette melanociti. Può insorgere su una pelle integra, oppure da nei (o nevi) preesistenti, ovvero agglomerati di melanociti che possono essere presenti fin dalla nascita o comunque dalla prima infanzia (congeniti) oppure comparire durante tutto il corso della vita (acquisiti).
Fino a pochi anni fa il melanoma era considerato una neoplasia rara, addirittura rarissima fino all’adolescenza, mentre negli ultimi 20 anni l’incidenza è aumentata di oltre il 4% all’anno in entrambi i sessi. Negli ultimi anni si è avuto un aumento di casi di melanoma tra gli uomini e una riduzione tra le donne. Il melanoma cutaneo ha un incidenza in Italia di 14,3 casi per 100.000 uomini e 13,6 casi per 100.000 donne, ed è al terzo posto per numero di nuovi casi nella fascia di età da 0 a 44 anni.
I raggi del sole non sono l’unica causa del melanoma cutaneo, è importante prestare attenzione anche ad altri fattori di rischio. La possibilità di sviluppare un melanoma è strettamente dipendente dall’interazione tra fattori di rischio genetico-costituzionali e ambientali.
Vengono riconosciuti quali cause che possono favorire lo sviluppo del melanoma in maniera indipendente e statisticamente significativa:
La prevenzione è l’arma più efficace contro il melanoma cutaneo.
Ecco alcune regole da seguire per impedire o ridurre il rischio di insorgenza della malattia:
L’autoesame della cute, eseguito dal paziente stesso o coadiuvato da un familiare, può favorire l’individuazione di lesioni sospette. L’autoesame deve includere le pieghe interdigitali ed il cuoio capelluto.
La regola dell’ABCDE (Asimmetria, Bordi, Colore, Dimensioni ed Evoluzione), consiste nell’osservare alcune caratteristiche del neo che possano far nascere il sospetto che si tratti di una forma maligna di melanoma.
L’American Academy of Dermatology ha aggiunto alla regola dell’ABCDE, l’acronimo HARMM per allertare i soggetti che devono essere più coinvolti nella prevenzione del melanoma: storia personale o familiare di melanoma (History), età sopra i 50 anni (Age), assenza o ritardo di una regolare visita dermatologica (Regular), cambiamento dei nei (Mole changing), sesso maschile (Male gender).
La prima cosa da fare se si individua una lesione sospetta, è quella di rivolgersi al proprio medico di medicina generale che valuterà se indirizzare il paziente dal dermatologo.
Per diagnosticare un melanoma è necessario che il dermatologo specialista esegua un’attenta analisi dell’intera superficie cutanea servendosi di un buon sistema di illuminazione, e che esegua un esame dermoscopico, dotato di maggiore precisione diagnostica.
Una diagnosi tempestiva serve innanzitutto a distinguere il melanoma dai nei comuni.
Il riconoscimento clinico della lesione sospetta e l’identificazione dei pazienti a rischio, da sensibilizzare per un monitoraggio periodico presso il Centro di riferimento specialistico, rimangono i punti fermi per la diagnosi precoce.
Quando il neo sospetto viene asportato, deve essere sottoposto ad un accurato esame istologico che permette di effettuare una diagnosi certa.
Il trattamento d’elezione è chirurgico. Tale intervento si effettua in modo ambulatoriale e in anestesia locale. Il medico valuterà se è necessaria anche l’asportazione del linfonodo sentinella, ovvero del linfonodo più vicino alla sede del melanoma, per valutare dopo l’asportazione l’eventuale presenza di micro metastasi. Se il linfonodo sentinella è negativo il trattamento è concluso e si prosegue con controlli periodici sia clinici che strumentali. Se il linfonodo è positivo occorre uno svuotamento linfonodale (o linfoadenectomia) ovvero l'eliminazione di linfonodi della sede interessata e quindi valutare la necessità di ulteriori terapie.
La terapia medica si effettua negli stadi più avanzati in presenza di diffusione di cellule maligne in altri organi. Qualora non sia possibile la completa asportazione chirurgica della metastasi, il medico valuterà un trattamento di chemioterapia o di immunochemioterapia.
Le mutazioni oncogene osservate nel melanoma rappresentano oggi importanti bersagli di terapie molecolari mirate. Il gene B-RAF sembra rappresentare un bersaglio particolarmente attraente in termini terapeutici. L’inibizione dell’oncogene BRAF mutato nel melanoma rappresenta una strategia terapeutica di grande potenzialità già evidenziata in studi clinici condotti in pazienti affetti da melanoma metastatico.